Un libro, sì - il quarto per la precisione - uscito giorni fa per le edizioni Rai Eri e intitolato "Vi porterò con me".
E' un'autobiografia in cui, iniziando dalla prima infanzia e arrivando ad oggi, il quarantaseienne compositore ascolano ripercorre esperienze e tratti salienti della propria storia nel suo rapporto con la musica.
Si dipana così un racconto nel quale, inframmezzati a numerose splendide foto, troviamo scritti che delineano un'intensa vicenda artistica e umana, perseverante e appassionata. Insieme a immagini talora sorprendenti - tra le quali un Allevi giovanissimo alle prese non solo col pianoforte, ma anche col sassofono e il flauto! - vi sono infatti testi cui dedicare una lettura attenta, meditandone i contenuti.
E uso il plurale perchè questi giocano su piani diversi, messi in luce anche da una differente impostazione grafica. Alcuni simili a brevi post-it, altri più ampi come pagine di diario, fino alla vera narrazione in capitoli in cui Allevi, attraverso riflessioni esistenziali e spunti filosofici, delinea il proprio itinerario di musicista. Ripercorre così esperienze, ricorda concerti e incontri che hanno lasciato un segno più incisivo nel suo cammino, momenti di gioia ma talora anche di sofferenza, insieme a particolari che chi lo segue con assiduità in parte già conosce.
Ma non si tratta di una ripetizione. Lo sguardo con cui il compositore rivisita il passato e osserva il presente supera infatti il puro dato di cronaca per innalzarsi al livello di chi della propria esperienza fa una lettura appassionata, cogliendo - nella trama di ombre e luci che la caratterizza - quel filo conduttore che tutto trasforma in vita.
In sostanza, una lettura d'amore tesa a condividere tormento ed ebbrezza di un'esistenza segnata dalla musica, nella convinzione che - come si legge in quarta di copertina - "l'arte è una via di accesso alla nostra felicità".
Che cosa vi ho apprezzato maggiormente?
Svariati e toccanti episodi: dalle emozioni relative alla genesi e alla prima del suo Concerto per violino, allo stupore di fronte alla percezione del sacro all'interno del Duomo di Orvieto, fino alle esperienze vissute dal compositore a contatto con il mondo e la cultura giapponese.
Ma confesso che a prendermi subito, con straordinaria immediatezza, è stato un breve post-it dove, facendo riferimento alla spiritualità francescana, il musicista ricorda ciò che San Francesco raccomandava ai suoi confratelli quando coltivavano un orto. Li esortava infatti a lasciarne una parte incolta perchè i fiori potessero crescervi liberamente.
Mi regala una grande freschezza insieme a un senso di profonda libertà questo riferimento francescano, questo "lasciare che le cose accadano....senza la presunzione di poter controllare tutto" per usare le parole dello stesso Allevi.
Vi leggo infatti una dimensione di apertura alla vita senza condizioni, ma nella fiducia che tutto - anche ciò che può magari sconcertare - si risolva poi in positivo, in quella gioiosa sorpresa che, in fondo, ciascuno di noi attende nel segreto dell'anima.
E mi sembra bello che sia la musica a condurre il compositore per questi sentieri esistenziali, e noi con lui, portati dalla sua passione proprio come intende il titolo del libro.
Vi lascio allora allo splendore di "Lovers", pezzo tratto dal suo più recente cd per pianoforte solo - "Love" - uscito all'inizio di quest'anno.
Una delicatezza pacata, quasi carezzevole, una sonorità limpida, misuratissima nel tocco di ogni singola nota, e poi un'onda d'intensità progressivamente più impetuosa s'intrecciano in questo brano in cui Allevi ha voluto disegnare i tratti di un amore passionale.
E mi piace pubblicarlo qui, immaginando che i due lovers siano proprio il compositore e lei: la Musica.
Buon ascolto!