domenica 27 marzo 2016

Buona Pasqua !!!




























Duccio di Buoninsegna (1255 - 1319 ca.) : "Le tre Marie al sepolcro" - Siena, Museo dell'Opera del Duomo.


Antonio Vivaldi (1678- 1741) : "Laudamus Te" dal "Gloria in Re maggiore RV 589".

venerdì 25 marzo 2016

Venerdì Santo



Rogier van del Weyden (1399 - 1464): "Pietà" - Bruxelles, Royal Museums of Fine Arts of Belgium.


 
Luigi Cherubini (1760 - 1842), "Requiem in do minore" : Introitus et Kyrie.

domenica 20 marzo 2016

Come un vino pregiato...

Cantina dell'Abbazia di Eberbach (Germania)
Ogni volta che mi accingo a scegliere un brano di Bach da pubblicare qui e mi aggiro tra suites e invenzioni, mottetti e cantate, ho la sensazione di muovermi su di un terreno di assoluto splendore, di addentrarmi in un ambiente unico nel quale - più ancora che altrove - posso incontrare capolavori di straordinaria bellezza. 
Un po' come quando capita di visitare il caveau di un museo in cui sono conservate opere di rara preziosità.
Ho in mente, per esempio, la stanza blindatissima del Museo di Magonza nella quale è custodita la famosa "Bibbia" di Gutenberg, primo esemplare di libro a stampa; o la biblioteca del Museo Condé nel Castello di Chantilly, dove si trovano gli originali delle miniature col "Ciclo dei Mesi" dei Fratelli Limbourg.
Ma penso anche alle cantine di certi castelli, abbazie o aziende vinicole di antica tradizione che mi è capitato qualche volta di visitare in Germania e in Francia, oltre che in Italia, dove sono conservati pregiatissimi vini di annata.

Ecco, la musica di Bach per me è così e spero che il compositore mi perdoni se, dopo aver citato raffinate opere d'arte, lo paragono a un vino! Ma non è un modo per svilirlo, al contrario! Il vino infatti è parte della nostra quotidianità e al tempo stesso suggella i momenti più importanti della nostra vita: riscalda, corrobora, rallegra, rianima, distende, apre alla confidenza....e non dimentichiamo che, anche nei Vangeli, è segno di festa, offerta e sacrificio rivestendo significati tutt'altro che secondari.

Un vino purissimo quello che Bach ci offre sempre e in particolare oggi con un brano che ci conduce dritti in Paradiso, tale è la sua multiforme bellezza.  
Si tratta del Mottetto in mi minore BWV 227 "Jesu meine Freude" (Gesù mia gioia), da non confondere con cantata bachiana BWV 147, molto più conosciuta e dal titolo in parte simile, "Jesu bleibet meine Freude".
Il Mottetto si compone di undici movimenti all'interno dei quali si susseguono svariati corali e nella parte centrale una doppia fuga. 
Scritto nel 1723 probabilmente in memoria di una facoltosa signora di Lipsia, il pezzo in realtà va al di là della commemorazione funebre, presentandoci contenuti di straordinaria ricchezza e varietà. Il testo, con disposizione simmetrica, alterna strofe di un lied di Johann Franck che risale al 1650, a cinque versetti della Lettera di San Paolo ai Romani. 
Vi si parla di Gesù come gioia, vita e conforto, protezione dal peccato e liberazione dalla morte, aiuto saldo contro i nemici da contrapporre a tutto ciò che nell'esistenza è invece vanità. Solo una totale confidenza in Lui  e nel suo Spirito può salvare l'uomo dalle insidie del maligno. 
Ne deriva una composizione sublime che paccompagnarci opportunamente in questa Domenica del Palme e nella settimana di Pasqua che ci attende.

Sul piano musicale, è una sintesi altissima di tutto ciò che può costituire lo splendore della polifonia, uno splendore, a mio avviso, particolarmente esaltato dall'interpretazione dell'ensemble "Vocalconsort Berlin" che potete ascoltare qui.
Il brano è lungo - forse il più lungo che abbia mai pubblicato su questo blog - ma niente paura! La sua bellezza ci pervade ugualmente anche se lo ascoltiamo poco per volta, a piccoli sorsi, centellinandolo, assaporandolo come si fa con un vino prelibato per gustarne fino in fondo la corposità o apprezzarne il bouquet e permettere che la sua forza ci corrobori diventando parte di noi. 
Allo stesso modo queste note possono diventare nostre, vero possesso e ricchezza per il futuro, andando a sedimentarsi piano nel profondo, toccandoci ora con l'intensità di un'aria, con la vivacità di una fuga, ora con la fusione delle diverse voci in un' armonia che risplende anche nel più semplice accordo.
Un brano da sentire e risentire a lungo, senza fretta: dal suo luminoso angolo di Paradiso, Bach è paziente e ci sorride!

Buon ascolto!

sabato 12 marzo 2016

"La morte e la fanciulla"

A. Hering: "La morte e la fanciulla"
Da cosa nasce cosa, lo sappiamo. 
E il post della volta scorsa, nel condurmi alla ricerca di brani costruiti sulla ripetizione della stessa nota, mi ha portato - tra gli altri - ad un pezzo decisamente incantevole. 
Si tratta del famosissimo quanto suggestivo Lied di Franz Schubert (1797 - 1828) intitolato "La morte e la fanciulla", scritto dal compositore viennese nel 1817.

L'argomento affonda le radici nell'antichità e attraversa i secoli. Svariati artisti, nel tempo, ne hanno fatto il soggetto di opere d'arte figurativa, di romanzi, racconti, rappresentazioni teatrali e - per venire più vicini a noi - di film a cominciare da quello, celebre quanto inquietante, di Roman Polanski.

Ma torniamo alla musica.
Schubert fa suo questo tema - peraltro molto caro ai Romantici - mettendo in note nel lied i versi del poeta Matthias Claudius il quale immagina il dialogo tra una fanciulla e la morte che viene a portarla via con sè. Ne deriva una sorta di marcia funebre lenta e tuttavia dolcissima, costruita su di una melodia che il compositore - successivamente - riprenderà ampliandola nel secondo movimento, "Andante con moto", del "Quartetto per archi in re minore n.14 D 810" che, per il suo riferimento al lied, porta lo stesso titolo.

E' stato proprio questo secondo brano ad affascinarmi, soprattutto nell'interpretazione ricca di raffinato splendore del "Quartetto d'Archi della Scala" che oggi vi propongo qui.
Si tratta di un pezzo di rara leggiadrìa, costituito da una melodia dalla struttura musicale molto semplice. Ma ad essa seguono cinque variazioni che - ora lentamente e con struggente malinconia, ora con più accesa drammaticità - vanno ad esplorarne ogni possibilità espressiva e ad essa ritornano dopo averne scandagliato con infinita dolcezza le innumerevoli sfumature. 

Tutti i temi con variazioni, nella loro capacità di approfondire lo spunto musicale di partenza e di sviscerarne i vari aspetti ritmici o melodici, sono fonte di grande fascino. Pensiamo al famoso secondo movimento del "Kaiserquartett" di Haydn che in passato mi è occorso più volte di citare, o alla "Gavotta con variazioni in la minore" di Rameau, oltre ad altre composizioni ancora più famose di Bach, Mozart e via dicendo.
Per questo, nonostante l'aria di Schubert sia pervasa da una grande mestizia, il brano ci resta nell'anima, avvolgendoci progressivamente in una rete di emozioni sempre più intense. Procede infatti da un ritmo lento ad un altro più incalzante, talora meravigliosamente sottolineato dai pizzicati del violoncello e dal suo dialogo con i registri più acuti del violino.
Vi si alternano passaggi concitati e in alcuni punti addirittura dissonanti ad altri più intimi e meditativi, tesi ad esprimere ora la ribellione della fanciulla al suo destino, ora l'invito dolcissimo della morte ad abbandonarsi al suo abbraccio.

Ma ascoltando l'esposizione del tema in apertura del brano, non può non tornare alla mente il famosissimo "Allegretto" della "Settima sinfonia" che Ludwig van Beethoven (1770 - 1827) aveva composto circa dodici anni prima, e del resto non è raro trovare in Schubert riferimenti alle musiche del suo grande e già affermato contemporaneo.  
La somiglianza tra i due brani sta soprattutto nella scansione ritmica della parte iniziale - in termini di metrica classica, un dattilo e uno spondeo - mentre il loro sviluppo procede poi diversamente e il clima musicale in cui c'introducono è differente.
L'Andante con moto di Schubert si articola infatti in un tema con variazioni ben precise e chiaramente individuabili all'interno delle quali il ritmo cambia.  L'Allegretto di Beethoven invece si snoda in una sorta di crescendo nel quale il tema si sovrappone quattro volte sempre sulla base della stessa cellula ritmica, cominciando da viole, violoncelli e contrabbassi, e arricchendo progressivamente la veste strumentale fino a comprendere tutta l'orchestra.
Detto questo, resta comunque interessante il richiamo tra le due composizioni, segno anche della capacità di Schubert di assimilare la cultura musicale contemporanea rivisitandola con il proprio stile e la propria sensibilità.

Insieme alla clip video con l'esecuzione dell' Andante con moto, trovate anche quella dell' Allegretto di Beethoven che, a dire il vero, avevo già pubblicato in un vecchio post. Ma mi piace riproporvelo qui di seguito, nella gioia di condividere con voi due assoluti capolavori.

Buon ascolto!



lunedì 7 marzo 2016

La sfera di cristallo

Ricordate quanto ho scritto la settimana scorsa a proposito del postino nuovo e del modo in cui me lo immaginavo??? 
Avevo detto: svelto, mattiniero e senza intervalli nella voce. Bene. Incredibile, ma ci ho azzeccato in pieno manco avessi la sfera di cristallo! 
Il ragazzo ha citofonato per la prima volta qualche giorno fa nientemeno che alle 10,15 e con tono chiaro e baldanzoso mi ha sfoderato il suo "Po-sta!" su due note che più uguali di così non si poteva. Insomma gente, queste sì che sono soddisfazioni! 
Qui non si usano gli emoticon o i "mi piace" ma per sottolineare la preveggenza della sottoscritta ce ne vorrebbero almeno tre in segno di vittoria!

So già cosa state pensando: vuoi vedere che adesso questa, siccome ha indovinato, ci vuole ammannire un pezzo che somiglia alla voce del postino nuovo? (E qui l'emoticon, a dire il vero, avrebbe la faccina un po' scocciata).
Che dirvi??? Complimenti! A indovinare stavolta siete stati voi perchè....è proprio così! 
Numerosi infatti sono i brani di musica che si basano sulla ripetizione della stessa nota, giocata talora nel tema e modulata diversamente dagli accordi, talaltra ribattuta nell'accompagnamento sul quale la melodia può inanellare poi delle variazioni.  
Possiamo ricordare Beethoven, con quella meraviglia assoluta che è l'"Allegretto" della "Settima sinfonia" dove è la nota di fondo - sempre uguale - a segnare la scansione ritmica; o se volete Schubert con il famosissimo Lied "La morte e la fanciulla" o anche Rossini con svariate arie tra le quali "Chi disprezza gli infelici" dall'opera "Ciro di Babilonia", "Adieux à la vie, élégie sur une seule note", e altre ancora.
Ma se preferite venire più vicini a noi, troviamo Antonio Carlos Jobim con la famosa "Samba di una sola nota" fino ad arrivare ad Elio e le Storie Tese di cui certo ricordete "La canzone mononota", ma non per questo monotona (e qui ci vorrebbe un emoticon con la faccina ammiccante!) presentata al Festival di Sanremo nel 2013.

Ma citavo Gioacchino Rossini (1792 - 1868). Oltre a quelli ricordati, c'è un altro brano che esemplifica quanto sopra con molta chiarezza.  
E' l'Aria, famosa quanto suggestiva, intitolata "Mi lagnerò tacendo" composta dal musicista pesarese sui seguenti versi del Metastasio:

"Mi lagnerò tacendo
della mia sorte amara, ah!
Ma ch'io non t'ami, o cara,
non lo sperar da me."


Si tratta di un brano molto particolare, che appartiene a quelli che lo stesso Rossini ha chiamato "peccati di vecchiaia" e che in realtà si possono definire veri e propri esercizi di stile. Il compositore infatti, con spirito decisamente  d'avanguardia, ha musicato più volte questi settenari del Metastasio, divertendosi a farlo secondo ritmi, forme, versioni e stili - appunto - diversi, con risultati dai toni differenti: ora lenti ora vivaci, ora tragici o giocosi e via dicendo.
Tra queste versioni c'è anche quella che vi pubblico qui, giocata sul canto di una sola nota continuamente ribattuta.
La sua ripetizione si dipana infatti per tutto il brano e la melodia - tranne che nella parte centrale dove il lamento si fa più vibrante e acceso - si snoda lentamente mentre l'accompagnamento, nelle sue modulazioni, conferisce al pezzo la malinconia e il pathos che il testo richiede.

Ma guarda un po' dove ci ha portato la voce mononota di un postino!...
A proposito, stamattina è passato alle 10,30: la pennichella postprandiale per oggi è salva!

Buon ascolto!