giovedì 16 novembre 2017

Profumo di glicine

Delicato e intenso, il brano di oggi!
Me lo sto ascoltando da qualche giorno, da quando cioè ho pubblicato il "Rondò espressivo" di Carl Philipp Emanuel Bach, perchè era tra i pezzi correlati che youtube propone sempre a lato della video-clip principale. 
Così, non ho neppure avuto bisogno di mettermi alla ricerca come faccio di solito, almanaccando piacevolmente quale musica postare questa settimana, perchè mi sono trovata il brano già pronto, quasi mi fosse stato offerto su di un piatto d'argento!
Mi è bastato ascoltarlo per decidere subito che non solo l'avrei pubblicato, ma ne avrei anche cercato il testo, poi puntualmente trovato attingendo alla Biblioteca Musicale Petrucci (IMSLP - International Music Score Library Project), inesauribile fonte di spartiti di pubblico dominio. 
Così ora me lo sto suonicchiando e non vi dico la gioia.

Sì, è proprio quello di cui vedete le prime battute nel riquadro, colorato da me in quell'azzurro che tende un po' al glicine, perchè mi pare accordarsi dolcemente con l'atmosfera in cui le note ci conducono. 
E se ai colori si può assegnare un significato simbolico, mi piace pensare che questo esprima la delicatezza che ritrovo nel brano e, per una magica sinestesia, mi riporti anche il profumo del fiore.

Non è Bach questa volta, nè alcuno dei suoi familiari, ma il suo famosissimo contemporaneo Georg Friedrich Haendel (1685 - 1759) con l' "Allemanda" dalla "Suite n.3 in re minore HWV 428".
Confesso che il pezzo mi ha preso perchè il suo incipit - giusto una battuta e mezza - ricorda molto da vicino quello dell'Allemanda della celebre "Partita n.2 in do minore BWV 826" composta da Bach qualche anno più tardi. Cambia solo la tonalità, ma l'andamento melodico delle prime otto note è identico. 
Poi le due composizioni prendono strade diverse, anche se entrambe segnate dal ritmo lento e dolce, tipico della danza.

Nato per clavicembalo, il pezzo di Haendel viene qui eseguito al pianoforte.
La domanda nasce spontanea per questo come per brani analoghi che ho già pubblicato, a cominciare da quello della settimana scorsa: è un'operazione corretta interpretare la musica barocca con strumenti che, all'epoca, non esistevano? È giusto suonare un pezzo scritto nel Settecento conferendogli connotazioni e sonorità quasi romantiche? 
So già quale sarebbe la risposta dei puristi che, certo, ha una sua ragion d'essere nell'obiettivo del recupero filologico di una partitura. 
Tuttavia, ho sempre trovato che la morbidezza e la duttilità del suono del pianoforte sappiano risvegliare anche le sfaccettature più segrete di un testo e, alla fine, ciò costituisca un valore aggiunto al suo splendore.
In ogni caso, anche al di là dello strumento usato e della struttura comunque rigorosa di questa "Allemanda", in essa si possono notare un'espressività e un colore che probabilmente derivano ad Haendel dal significativo contatto con lo stile di altri autori, conosciuti in particolare nell'arco dei suoi viaggi in Italia.

Lasciamoci quindi accarezzare da queste note che ci toccano con delicatezza, anche perchè la ripresa di ciascuna delle due parti del brano è giocata qui su di un'ottava più alta - almeno per la mano destra - cosa che conferisce alla melodia un tono intimo.
E se poi questo Haendel vi intriga, potete andare a risentirvi la "Suite n.1 in La maggiore HWV 426" che avevo postato tempo fa proprio qui, più varia e vivace nell'eterogeneità delle sue parti, ma ugualmente ricca di fascino.

Buon ascolto!

6 commenti:

frida ha detto...


Delizioso questo brano, che ho potuto gustare appieno grazie alla tua dotta dissertazione. E suggestivo anche il video ( ho una passione per le dita che sfiorano la tastiera... starei ore incantata a guardare...) . Il tutto nel delicato colore del glicine.
Appunto.

Anonimo ha detto...

La tua scelta è decisamente molto accurata che rivela amore per la musica e una profonda ricerca.
Spesso, mi ritrovo a pormi la tua domanda: " E' un'operazione corretta eseguire al pianoforte brani nati per clavicembalo?"
Ho posto questa domanda in varie occasioni, ma ad essere sincera non ho trovato ancora una vera risposta.
Considero il pianoforte lo strumento in grado di creare una vera e propria orchestra...
e già questo la dice lunga!
Certo, l'importante è suonare con una partitura che sia la più possibile aderente a quella originale( Penso a quelle edite Verlag)
Un caro saluto e un augurio di una settimana all'insegna della musica!
Adriana

Annamaria ha detto...

E' sempre affascinante, cara Frida, osservare le mani di un pianista perchè non ci parlano della tecnica, ma anche dell'anima di chi suona. Anch'io m'incanto spesso a guardarle proprio perchè sono fortemente rivelatrici.
Grazie e buona serata!!!

Annamaria ha detto...

Anche per me, cara Adriana, il pianoforte è in grado di creare una vera e propria orchestra e lo preferisco spesso al clavicembalo per i motivi che dicevo nel post.
Bisogna dire però che ci sono prestigiosi ensembles, come per esempio l'Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone, che suonano musiche del Seicento e Settecento su strumenti originali con risultati ottimi e molto gradevoli.
Grazie della tua attenzione e un caro abbraccio di buona settimana nel segno della musica!!!

Anna Bernasconi Art ha detto...

Secondo me, lasciare che la nostra opera (pittura, musica ecc) venga sentita (intendo genericamente, in senzo emozionale) secondo la sensibilità e reinterpretata con i mezzi di chi l'incontra sia quello che la rende viva. Penso che ogni spunto che nasce da un'opera aggiunga valore ad essa.
Ciao Annamaria!

Annamaria ha detto...

Grazie cara Anna!!! E scusa se ho visto solo ora questo e altri commenti tuoi. Ma quando sono su post vecchi - siccome ho inserito la moderazione - blogger non me li segnala automaticamente. Io poi mi dimentico di andare a vedere...
Così sono in ritardo. Ora rispondo anche agli altri.
Un abbraccio grande!