Piermatteo d'Amelia: "Annunciazione", Museo Stewart-Gardner, Boston |
Così, è proprio pensando a questa ricorrenza trascorsa da soli tre giorni, che vorrei soffermarmi su alcuni dei numerosissimi dipinti che, nel tempo, sono stati dedicati all'evento che essa ricorda e celebra.
Non è solo la rappresentazione del fatto in sè, seppur grandioso, a colpirmi, ma l'ambientazione in cui esso, di volta in volta, è stato inquadrato dopo che dal fondo oro delle tavole più antiche - pensiamo per esempio a Simone Martini - è stato inserito in un contesto più realistico.
Da Giotto al Beato Angelico, tutti ricordiamo le stanzette ordinate in cui l'Angelo si presenta a Maria che legge e prega nel silenzio di una cornice architettonica talora semplice come la cella di un monastero, talaltra più ricca e adorna come una dimora signorile.
Solitamente più movimentata la figura dell'angelo, mentre più composta e a volte quasi ritrosa, quella della Vergine. Poche aperture di paesaggio ai lati o sullo sfondo e talora una finestrella o una porta - Maria è sempre Ianua Caeli - dalla quale giunge un raggio di luce o la colomba dello Spirito Santo.
Tuttavia nel tempo - nel passaggio dal Medioevo al Rinascimento e oltre - di pari passo con l'acquisizione da parte dei vari artisti di una sempre più sicura capacità di collocare le figure nello spazio, assistiamo a una progressiva uscita di queste dalla stretta cornice di alcuni interni.
Fra' Bartolomeo: "Annunciazione" - Cattedrale di Volterra |
Piermatteo d'Amelia (1448 -1508) Fra' Bartolomeo (1472 - 1517) Pietro Perugino (1448 - 1523) e Raffaello Sanzio (1483 - 1520).
E proprio al centro - esattamente dove va a posarsi lo sguardo dello spettatore - invece del pilastro o della colonnina che a volte separano i due personaggi, troviamo una prospettiva profondissima che si apre verso la natura e il mondo là fuori, uno spazio che ci conduce oltre, quasi al di là della scena rappresentata.
Una prospettiva che dà ampiezza e luminosità, spessore e respiro: punto da cui tutto s'irradia e a cui tutto ritorna.
Desta interesse una simile iconografia e mi fa riflettere perchè non si sofferma, in realtà, sui due protagonisti della scena, ma si spinge oltre, lasciando intendere che l'Annunciazione crea un'attesa che rimanda altrove.
Perugino: "Annunciazione"- Santa Maria Nuova, Fano |
Sono le colline e i due alberelli che s'intravvedono nel dipinto di Piermatteo d'Amelia al di là della porta classicheggiante e in fondo a una meravigliosa fuga di riquadri sul pavimento.
E' la visuale più varia e articolata della composizione di Fra' Bartolomeo dove, oltre all'albero e alle colline, possiamo scorgere torri, campanili, una cupola e un ponte, segni insomma di una vera e propria città.
Ma ci fa spaziare con lo sguardo anche la morbidezza della campagna verdeggiante dipinta dal Perugino, con le differenti tonalità di colore che scendono dalle alture fino all'orizzonte sconfinato.
E così pure ci porta lontano il paesaggio indistinto e dai contorni incerti che dipinge Raffaello, rendendo omaggio allo sfumato leonardesco da un lato, ma precorrendo dall'altro quella che sarà - di lì a poco - la pittura tonale degli artisti veneti.
Tutto ci conduce al di là, in mirabili aperture cui fa da sfondo il cielo, come l'evento altrettanto mirabile dell'Incarnazione che - seppur nato nel silenzio assorto di Maria - non può restare poi chiuso tra mura.
Sembra infatti che le varie composizioni - sia pure nelle loro differenze formali - vogliano significare che l'Angelo e la Vergine sono testimoni di un mistero più grande che si compirà andando a deflagrare in quel mondo laggiù, in mezzo a quel fervore di vita dal quale ormai non c'è più separazione.
Raffaello: "Annunciazione" - Pala Oddi (predella), Città del Vaticano |
Incantevole, a mio avviso, l'intreccio delle voci, così come la morbidezza del tema iniziale che, col suo ritmo, ci regala un senso di riposante abbandono.
E mi sembra che la dolcezza di queste note si fonda con lo splendore delle immagini riportate, offrendoci uno spazio su cui indugiare in serena contemplazione.