Bruno Grassi : "Natività" (foto presa dal web) |
Di Holst conoscevo composizioni di tono ora vivacissimo, ora invece molto romantico e non mi aspettavo un canto natalizio. Ma ciò che mi ha convinto a pubblicarlo è stata la particolare interpretazione che ho trovato su youtube. Del brano avevo già scelto un video del "King's College Choir" di Cambridge in una celebrazione ricca di intimità, ma proprio all'ultimo ho scoperto gli "Chanticleer" - coristi statunitensi attivi dal 1978 - e la loro esecuzione mi ha veramente affascinato.
Perchè mai?
Prima di tutto, per i cambi di tonalità inseriti quasi ad ogni ripresa del testo che ci conducono in un clima musicale sempre differente. Insieme a questo, il canto è affidato di momento in momento a voci diverse: prima al coro in modo sommesso e a bocca chiusa, poi più forte, poi alla solista, infine di nuovo al coro. Voci diverse - appunto - ciascuna ad interpretare il Natale con una sua particolare sfumatura. Inoltre, l'impianto armonico presenta spesso dissonanze che conferiscono alla melodia spessore e modernità.
Ma a convincermi davvero è stata quella sorprendente esplosione di solarità che possiamo ascoltare a 1,43 dall'inizio - andate a risentirla, please! - che ci dice quanto il Natale non sia semplicemente dolcezza e intimità, ma anche un evento colmo di una gioia robusta, dirompente e coraggiosa.
Bene. Dopo queste piccole precisazioni, oggi andiamo avanti a celebrare lo stupore di una nascita, lasciandoci prendere però da un'atmosfera musicalmente ancora diversa come quella di un coro alpino.
Si tratta di un canto di Bepi de Marzi interpretato da "I Crodaioli" e intitolato "Intorno a la cuna", dal cd "Varda che vien matina" (1977).
È un brano pervaso dal consueto afflato poetico che anima i testi del compositore vicentino, un pezzo ricco di trasparenza e caratterizzato da una struttura armonica semplice che alterna passaggi di tono energico ad altri molto più dolci e sommessi. Ce lo suggerisce anche l'indicazione "Dolcemente con semplicità" che accompagna lo spartito.
Nasce un bimbo e tutti sono presi da stupore: dal padre cui segretamente trema la barba per la commozione, alla mamma che è contenta, dagli alpini a tutta una comunità di persone che si accinge a cantare una ninna-nanna per il piccolo. Sembra proprio di vedere tanti visi curvi sulla culla del piccino, ciascuno col proprio sorriso e il proprio incanto davanti alla meraviglia di una vita nuova.
Due particolari mi colpiscono nel testo.
Primo è il fatto che ci si rivolga direttamente al bimbo: è il racconto dello stupore di una nascita narrato al neonato stesso ("la to cuna...to pare...to mama...te ghè...") e, anche se non tutte le strofe sono costruite così, mi pare comunque significativo questo regalare uno sguardo di positività alla persona che nasce. Infatti, è sottolineare la bellezza della sua esistenza, un po' come quando si mette per la prima volta un piccino davanti a uno specchio dicendogli: "Chi è questo bel bambino?...", perchè in lui inizi una sorta di riconoscimento del proprio splendore di essere umano e della festa che ciò irradia.
Il secondo aspetto degno di nota sta, a mio avviso, nel primo verso: "Intorno a la to cuna, l'amor se gà incantà!": un amore quasi personificato che ama il suo frutto, che ha un moto di toccante stupore per l'essere cui ha dato vita, proprio come Dio nel racconto biblico della creazione "...vide che era cosa buona".
E sulla gioia espressa da queste parole e queste note, mi piace augurare un sereno anno nuovo a tutti voi che passate di qui!
Buon ascolto!